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Gun Woman: l’enciclopedia medica del maccosa

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C’è una cornice narrativa: un sicario baffuto racconta la seguente storiella al suo compagno di viaggio attraverso il deserto del Mojave. La cornice ha un suo senso che viene svelato solo alla fine ma dopotutto possiamo anche dimenticarcene, in quanto la seguente storiella è più interessante.

Un giappo pazzo deve vendicarsi di un altro giappo pazzo; tutto il film è imperniato su una congerie di vendette familiari a scatole giappo cinesi che neanche fosse ambientato a Oppido Mamertina, ma vi risparmio i particolari. Il primo giappo pazzo (Kairi Narita) è zoppo e cieco da un occhio, fa il chirurgo ed è chiamato Mastermind per la sua perizia nell’escogitare piani infallibili, calibrati e razionali. Mastermind compra una prostituta tossica giappa al mercato nero per 1) addestrarla e trasformarla in una spietata assassina macchina da guerra di nome Gun Woman, 2) cucirle una pistola a pezzi dentro varie parti del corpo, 3) mandarla in stato di morte apparente, 4) consegnarla allo staff di un capannone segretissimo in mezzo al deserto del Mojave dove il secondo giappo pazzo, Hamazaki Jr., va a consumare le sue perversioni necrofile e cannibalistiche, 5) farla svegliare, strapparsi le suture, tirarsi fuori i pezzi di pistola da qua e là, montare la pistola, ammazzare tutti e sopravvivere al dissanguamento che, così ci insegna il film in uno dei suoi frequenti excursus medici deliranti, ti uccide in non meno di 22 minuti. Un piano infallibile, ne converrete. Semplice, veloce, pulito.

Tipico fisico da macchina da guerra

Tipico fisico da macchina da guerra

Ora, riflettiamo: abbiamo psicopatia, carne, donna, pistola, chirurgia, corsa contro il tempo, sangue copiosissimo, necrofilia, cannibalismo; cosa avrebbe potuto fare, non dico Tsukamoto, non dico Sion, ma almeno Nishimura con un soggetto così? Pazzie pirotecniche. Pazzie costose. Pazzie da orgasmo triplo carpiato squirtante assoluto. Il nostro regista Kurando Mitsutake invece cosa fa? Fa una loffia.

E non è solo questione di budget, è la totale confusione con cui la sceneggiatura (sempre di Mitsutake) mette troppa carne al fuoco, la condisce con abbondanti maccosa, non sa come e dove tagliarla e finisce per sbattertela sul piatto ormai immangiabile; che spreco, signora mia! A sua parziale discolpa, Mitsutake non ha esattamente un curriculum chilometrico: ma proprio per questo motivo Gun Woman è un’opera troppo ambiziosa. Invero, sarebbe un bene se molti registi si mettessero in testa una cosa: se hai un budget risicato non puoi girare storie complesse. Hai un’idea pazzesca ma non hai una lira? Falla dirigere a un altro; magari ti troverai ad ammettere che è più bravo di te. Hai un’idea pazzesca, vuoi assolutamente dirigerla tu ma non hai una lira? Semplificala, riducila all’osso. Concentrati su poche idee e realizzale bene, non prendere trentamila idee per poi sminchiarle tutte.

Intervallo: Esempi di Sminchiatura

–       La battutona metacinematografica: “Hey, che cazzo di storia è? Un manga? Un film di Luc Besson?”

–       Ralenti, sovraesposizioni, capelli al vento

–       I giubbotti antiproiettile delle guardie del capannone che hanno la stessa consistenza delle Rotelle Haribo

–       Mastermind che prende la mira con l’occhio marcio e chiude quello buono

–       Mastermind che ammonisce Gun Woman: “Se fallisci il tuo compito ti ucciderò”. Sì bravo, l’hai appena resa una macchina da guerra e tu sei zoppo e mezzo cieco, auguri.

Sminchiare i capelli ai ciechi per puro gusto arty

Sminchiare i capelli ai ciechi per puro gusto arty farty

E’ un peccato anche per il cast. La protagonista Asami, che ha costruito la sua carriera sul trash nipponico, ha una sola linea di dialogo e non ha una briciola di physique du role; ma durante la sequenza clou della sparatoria almeno si impegna tantissimo, si mostra nuda, dolorante e sanguinante (non per 22 minuti ma quasi). Se ci si dimentica dei maccosa di ordine medico-scientifico è davvero credibile. Ma il suo fisico morbido è, purtroppo, un grosso problema irrisolto: una criniera corvina foltissima stile Kate Bush dei tempi d’oro, labbra tumide, occhioni profondi, pancetta, gambotte. Insomma una bella ragazza opulenta, ma per nulla credibile né come tossica né tantomeno come assassina macchina da guerra (si vedano le risibili scene di combattimento o le lunghissime scene di training fisico). Se vogliamo, il corpo di Asami è una metafora della sceneggiatura del film: entrambi avrebbero dovuto essere molto più spigolosi e taglienti per avere un senso.

Pugnettini credibilissimi

Pugnettini credibilissimi

Ma a svettare sopra tutti è Noriaki Kamata nei panni di Hamazaki Jr. (Hamazaki Sr., che ci crediate o no, è un cameo di Tatsuya Nakadai, vecchissima star di Kurosawiana grandezza). Spesso Hamazaki Jr. compare con catenazza e occhialazzi rossi: forse un riferimento a Jimmy Savile, l’Ur-pedofilo inglese, sospettato di una serie impressionante di violenze su una generazione di bambini, necrofilia compresa, protetto da schiere di potenti molto, molto potenti. Questa sì che è una faccenda ributtante, ma vi lascio il piacere di sviscerarla da voi. Kamata, dicevamo, è bravissimo nel dipingere un serial killer sgradevolissimo, viscido, concretamente spaventoso. Sembra impossibile che abbia così pochi titoli in curriculum, è sicuramente uno dei migliori psicopatici giapponesi degli ultimi anni; speriamo che Gun Woman gli porti fortuna.

 

Vai vai vai troppo figo

Vai vai vai troppo figo

Intervallo: Esempi di Maccosa Medici

–        “Il suo secondo ragazzo la fece fumare marijuana… e sai già qual è il passo successivo: diventò una meth addict!”. Ma chi sei, Giovanardi?

–       “Un uomo muore se perde un terzo del suo sangue, una donna sopravvive anche se ne perde due terzi”. Eh? Guarda che le mestruazioni non sono mai così abbondanti.

–       “You may feel slight pain and discomfort during surgery”. Strano, pensavo che avere una pistola nascosta nella pancia fosse comodissimo.

–       Mastermind incide due sbreghi lunghi così sul torso di una cavia bionda la quale muore dissanguata stando in perfetto equilibrio e senza urlare. Brava, cazzo, io non ci riuscirei.

–      Gun Woman sconfigge la dipendenza da crystal meth con un paio di mesi di astinenza, così in scioltezza.

–       La guardia del capannone esamina al tatto il finto cadavere di Gun Woman e non si accorge che ha una pistola nella pancia. Personale ben addestrato.

Insomma, c’è di buono che non si lesina sul sangue e sugli ammazzamenti. Ai davidoni piacerà di sicuro e non hanno nemmeno tutti i torti, ma per chi ha aspettative un po’ più alte Gun Woman resta sempre un’occasione sprecata.

(Nota: se andate sulla pagina IMDb di Asami, in questo momento al posto del suo bel visino compare quello di Noriaki Kamata che si diverte un casino)

 

Lui comunque si diverte un casino

Lui si diverte un casino

 

DVD-quote suggerita:

«Non si lesina col sangue ma è un’occasione sprecata»
Cicciolina Wertmüller,i400Calci.com

«100% accurato dal punto di vista medico»
Davide Vannoni, stamina.org

>> IMDb | Trailer


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